Da studi effettuati dal 2009 a oggi,
emerge che l'artigianato calabrese e in particolare quello della tradizione del
territorio greco - calabro, ormai poco praticato dai giovani, è un'importante
risorsa per il territorio insieme all'agricoltura. Un piano di conservazione e
rivalutazione delle tradizioni artigianali ed agro – pastorali della
popolazione della Calabria greca, significherebbe non solo conservare le
tradizioni e l'identità culturale di un popolo, ma anche favorire un'economia
nuova per il territorio, al fine di garantire la crescita e la creazione di
posti di lavoro, arrestando lo spopolamento sempre più in crescita, che si
registra negli ultimi anni, nei borghi del territorio. Una nuova
economia fiorente per i borghi della Calabria greca, potrebbe essere basata
sulla ripresa e la pratica di antichi mestieri ma anche su
un "commercio equo e sostenibile" dei prodotti
dell'artigianato e dell'agricoltura del territorio, dove la vendita, in
botteghe e piazze equo e solidale, permette al consumatore di entrare in
contatto con il produttore e la sua identità culturale. In questo contesto
si può pensare di lavorare con il rilancio d’idee innovative e originali, con
tecniche nuove ma sempre unite al sapere di quelle che caratterizzano le
antiche lavorazioni manuali, ormai abbandonate dalle nuove generazioni. Inoltre,
in condizioni più consone e favorevoli dove vi siano strumenti efficaci per la
tutela e la valorizzazione di un principio d'identità culturale, la
ripresa dell'artigianato e delle lavorazioni agro – pastorali del
territorio greco - calabro avrebbero un ruolo non indifferente. Strumenti efficaci per
la conservazione, la tutela e la valorizzazione delle antiche lavorazioni
artigianali e agro - pastorali sono la creazione negli antichi borghi di musei
etnografici e di laboratori didattici per trasmettere, far conoscere e
riscoprire gli antichi saperi; mentre per la ripresa delle attività artigianali
e agro – pastorali è il sostegno politico – sociale e la creazione di spazi per
la commercializzazione che può avvenire non solo con la creazione di botteghe
in antiche abitazioni recuperate e restaurate ma anche attraverso il commercio equo e solidale, che sarebbe
non solo un vantaggio socio - economico con il diffondersi sempre più di
un'ideologia basata sul consumo critico, lavoro sostenibile, lotta alla
repressione in tutte le sue forme ma anche integrazione sociale sia per la
popolazione residente sia per i migranti di diversa nazionalità, arrivati nel
territorio della Calabria greca negli ultimi decenni; in questo caso, per
quelli che chiedono accoglienza e hanno desiderio di soggiornare a lungo
termine, si potrebbero creare dei laboratori formativi comunitari, dove sia
promossa l’educazione alle nostre tradizioni artigianali ed agro – pastorali e
l’acquisizione delle loro con il confronto e l’integrazione, creando per loro
stessi degli spazi adibiti ad attività lavorative senza perdere l’identità
culturale dei luoghi. I laboratori formativi comunitari possono essere anche
un’opportunità di apprendimento per le nuove generazioni che vogliono
riscoprire, scoprire e conoscere antichi saperi e mestieri. Attuando un piano
di sviluppo economico e sociale seguendo i parametri descritti vuol dire creare
i presupposti per fermare il fenomeno della migrazione della popolazione
autoctona, incrementare il ripopolamento dei nostri insediamenti abitativi
storici dell’Aspromonte greco e creare un nuovo sviluppo socio – economico che andrebbe
a incrementare anche un turismo culturale ed interculturale. Pensare e
intervenire sul territorio con il diffondersi del commercio equo e solidale
vuol dire scegliere e attuare nella vita sociale delle comunità quella forma di
attività commerciale, nella quale l'obiettivo primario non è il profitto, ma
la lotta allo sfruttamento e alla povertà, fenomeno, quest'ultimo,
legato a cause economiche e politiche sociali nel non rispetto del bene comune.
Infatti, questa forma di commercio equo e solidale che fa crescere
economicamente e garantisce ai produttori e ai lavoratori un trattamento
economico e sociale equo e rispettoso, si oppone alle attività di mercato
fondate sullo sfruttamento, che è alla base delle aziende che agiscono
esclusivamente in un'ottica della massimizzazione del profitto. Nel commercio
equo e solidale c'è la volontà di contrastare le forme di commercio
comune e tradizionale degli ultimi decenni, che si basa su pratiche ritenute
dannose, quali:
- la determinazione dei prezzi, stabili da soggetti
forti come le multinazionali o le catene commerciali, indipendentemente
dai costi di produzione che sono a carico di soggetti deboli come
contadini, artigiani ed emarginati;
- l'incertezza di sbocchi commerciali dei prodotti,
che impedisce agli agricoltori e agli artigiani di programmare il proprio
futuro e investire sulla sperimentazione e l'innovazione;
- il ritardo dei pagamenti, ovvero il fatto che gli
acquirenti paghino la merce molti mesi dopo la consegna e spesso anni dopo
che sono stati sostenuti i costi necessari alla produzione; condizione
questa che favorisce l'indebolimento di soggetti economicamente fragili e
un circolo improduttivo, che porta spesso all'usura;
- la mancata conoscenza, da parte dei produttori,
dei mercati nei quali sono venduti i loro prodotti e dunque la difficoltà
da parte loro di riuscire ad adeguarsi e tanto meno a prevedere e quindi
affrontare mutamenti nei consumi;
- l'impiego di tecniche di produzione al fine di
diminuire i costi che nel medio - lungo periodo si rivelano
particolarmente negative per il produttore e/o la comunità di
appartenenza.
Una peculiarità molto importante del
commercio equo e solidale è la filiera corta, in altre parole l'esistenza di un
percorso produttivo breve per la materia prima, fatto al massimo di tre o
quattro passaggi, che rendono il prodotto sempre rintracciabile per
la produzione, il trasporto, lo stoccaggio e la distribuzione presso le
botteghe o piazze solidali. Chiarite le caratteristiche e le peculiarità del
commercio equo e solidale, si può comprendere meglio del perché si differenzia
fortemente dal commercio tradizionale, la cui filiera è spesso fatta di numerosi
passaggi che aumentano notevolmente il profitto di chi immette il prodotto sul
mercato, a scapito dei produttori e del perché è vantaggioso per le piccole
realtà artigianali ed agro – pastorali del territorio dove si attua. Il
mercato equo e solidale, a differenza di quello comune, interviene creando
canali commerciali alternativi, ma economicamente sostenibili, al fine di
concedere degli sbocchi commerciali a condizioni ritenute più sostenibili per i
produttori che offrono un prodotto di qualità ed economico al
consumatore. Il consumatore dell’equo e solidale oltre a favorire il
diffondersi di un’ideologia nel rispetto del bene comune, sul consumo critico,
lavoro sostenibile e lotta alla repressione in tutte le sue forme, favorisce
l’integrazione e un nuovo sviluppo socio – economico nel territorio dove è
favorito un tale commercio dei prodotti artigianali ed agro - pastorali.
FONTE:
TRIOLO V., Il QUARTIERE PRACI di MOTTA SAN GIOVANNI (RC) storia, architettura e conservazione.
Linee guida per il recupero e il ripopolamento.
GB Editoria, Roma, maggio 2014;
pp. 91 - 115.
pp. 91 - 115.
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