15 settembre 2016

TO LECÀTI ...

LA CONOCCHIA ... 
TRA STORIA, TRADIZIONI,  MAGIA E LETTERATURA  


La CONOCCHIA o anche chiamata ROCCA è un antico strumento che in coppia col fuso serviva per filare.

Scriveva CORRADO ALVARO: 
<< … Sono queste le sere che si passano accanto al fuoco. Il pastore è sulla montagna, nelle tane accanto agli animali. Tutti i monti intorno sono sparsi di fuochi che tengono lontano il lupo. La massaja è seduta sullo scanno e al chiarore della fiamma fila la lana, scrutando il filo che cola insalivato fra le sue dita. La conocchia, alta nell’ombra, sembra una testa che si muove infaticabile, con tutti i pensieri e le speranze che il pastore vi incise col suo coltelluzzo, quando la fece da un pezzo d’albero, nella primavera della montagna. Ora è nera perchè sono molti inverni che si lascia girare dalle dita della donna come una bacchetta magica. A tratti si sente il rotolio del fuso in terra, che sembra una trottola. Il bambino s’è già addormentato presso il fuoco dove ha scoperto i mostri e i paesaggi delle favole. La bocca nera del cestone di pane appeso al soffitto è spalancata sul letto, come un mostro grazioso che si levi fino all’ultimo boccone per darlo alla famiglia. Intanto la conocchia agita la sua ombra sul muro, e sembra l’immagine dei costoni silenziosi e misteriosi della casa.>>.

La "conocchia" o "rocca", come è comunemente chiamata, con il fuso era utilizzata sin dall'antichità per filare, nello specifico serviva a reggere l'ammasso di fibre tessili durante l'operazione di filatura. 
Con tutte le fasi della lavorazione delle fibre tessili vegetali e non dalla ginestra, alla canapa, al lino e alla lana dal Neolitico alla Rivoluzione Industriale, la filatura è stata per millenni un lavoro importante che occupava molte donne nel lavoro domestico. 
In Età Greca e Romana, la filatura della lana, eseguita con rocche di varia tipologia, era molto diffusa e considerata un'attività per eccellenza tanto che era citata in alcune epigrafi o raffigurata sulle tombe per elargire testimonianza di una delle virtù domestiche della defunta. A volte le rocche, insieme ai fusi, si trovavano anche inserite nei corredi funerari, come testimoniano piccoli ritrovamenti archeologici. 
I reperti ritrovati nei siti archeologici dimostrano anche che le rocche antiche si suddividevano in tre categorie:

1) rocche a dito; di piccole dimensioni dotate di un anello dove veniva inserito un dito per impugnarle;
2) rocche da mano; più lunghe delle precedenti e tenute nella mano sinistra;
3) rocche da braccio; le più grandi per dimensioni e potevano essere tenute sia in mano sia sotto il braccio oppure infilate nella cintura delle vesti.

Questi strumenti per la maggiore erano costruiti di legno ma esempi più pregiati ritrovati dimostrano che erano anche costruiti, totalmente o in parte in ambra, osso e avorio.
Un tempo nella dote da sposa era sempre presente l'accoppiata di rocca e fuso, che spesso si presentavano come delle vere e proprie opere d'arte. Oggetti da corredo sapientemente decorati con intagli particolari dediti alla cultura e le tradizioni locali. Nella cultura agro - pastorale dell'Area Grecanica, esistevano anche le conocchie o rocche da viaggio, di un formato più ridotto e molto più leggere, che s'infilavano in tasca o si legavano alla cinta delle vesti per reggerle diritte, usate soprattutto dalle donne che pascolavano le greggi e che così potevano svolgere contemporaneamente due lavori recuperando del tempo lavorativo nelle faccende domestiche. La struttura della conocchia è costituita da un bastone di legno con una gabietta o altro ingrossamento posizionato in alto, dove si legava la matassa del filato. La conocchia o rocca qualora fosse  stata costruita in canna presentava la gabietta realizzata aprendo la stessa canna in sei - otto parti ad una estremità, inoltre, con l'allargamento e la chiusura di questa sezione si poteva ottenere una gabbietta di forma più affusolata a seconda delle esigenze e dei gusti. 



Oggi nella Calabria Greca si trovano conservate in abitazioni o nei musei etnografici molte conocchie o rocche, utilizzate un tempo per la filatura sono testimonianza e memoria tangibili di antichi saperi e maestranze artigiane ormai estinte o in via di estinzione. Alcune di queste conocchie di legno sono di particolare pregio, decorate sapientemente con intagli da maestranze artigianali, riproducono forme e motivi decorativi della tradizione agro - pastorale dell'Area Grecanica, dove persistono ancora elementi decorativi di stile neolitico e bizantino. 


Secondo i racconti di nonna Elisabetta, la conocchia conservava in se una funzione magica; l'uomo la donava alla donna che voleva sposare per un eventuale fidanzamento, quindi doveva essere scolpita dallo stesso pretendente. Se la donna amata accettava la conocchia decorata e portata in dono avveniva il fidanzamento, per cui si prestava particolare cura ed attenzione nella realizzazione dei decori e dei ricchi particolari  per fare una buona impressione alla vista dell'amata. A volte all'interno del fusto concavo della conocchia venivano inseriti dei sassolini, in modo tale che, mentre girava durate la filatura, il rumore ritmico tenesse sveglia la massaia già stanca dalle fatiche domestiche svolte durate le ore diurne. Le conocchie nella tradizione agro - pastorale della Calabria Greca erano costruite spesso dai pastori durante le ore di pascolo del gregge. Gli "artigiani - pastori" dedicavano un lungo tempo all'intaglio del legno, un lavoro certosino, durante il quale le conocchie di adornavano in particolare con incisioni di simboli e figure di fertilità e di buon auspicio. 

NOTE: 
(*) Le immagini sono di conocchie o rocche conservate al Museo Etnografico di Palmi (RC). 


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