15 settembre 2016

TO LECÀTI ...

LA CONOCCHIA ... 
TRA STORIA, TRADIZIONI,  MAGIA E LETTERATURA  


La CONOCCHIA o anche chiamata ROCCA è un antico strumento che in coppia col fuso serviva per filare.

Scriveva CORRADO ALVARO: 
<< … Sono queste le sere che si passano accanto al fuoco. Il pastore è sulla montagna, nelle tane accanto agli animali. Tutti i monti intorno sono sparsi di fuochi che tengono lontano il lupo. La massaja è seduta sullo scanno e al chiarore della fiamma fila la lana, scrutando il filo che cola insalivato fra le sue dita. La conocchia, alta nell’ombra, sembra una testa che si muove infaticabile, con tutti i pensieri e le speranze che il pastore vi incise col suo coltelluzzo, quando la fece da un pezzo d’albero, nella primavera della montagna. Ora è nera perchè sono molti inverni che si lascia girare dalle dita della donna come una bacchetta magica. A tratti si sente il rotolio del fuso in terra, che sembra una trottola. Il bambino s’è già addormentato presso il fuoco dove ha scoperto i mostri e i paesaggi delle favole. La bocca nera del cestone di pane appeso al soffitto è spalancata sul letto, come un mostro grazioso che si levi fino all’ultimo boccone per darlo alla famiglia. Intanto la conocchia agita la sua ombra sul muro, e sembra l’immagine dei costoni silenziosi e misteriosi della casa.>>.

La "conocchia" o "rocca", come è comunemente chiamata, con il fuso era utilizzata sin dall'antichità per filare, nello specifico serviva a reggere l'ammasso di fibre tessili durante l'operazione di filatura. 
Con tutte le fasi della lavorazione delle fibre tessili vegetali e non dalla ginestra, alla canapa, al lino e alla lana dal Neolitico alla Rivoluzione Industriale, la filatura è stata per millenni un lavoro importante che occupava molte donne nel lavoro domestico. 
In Età Greca e Romana, la filatura della lana, eseguita con rocche di varia tipologia, era molto diffusa e considerata un'attività per eccellenza tanto che era citata in alcune epigrafi o raffigurata sulle tombe per elargire testimonianza di una delle virtù domestiche della defunta. A volte le rocche, insieme ai fusi, si trovavano anche inserite nei corredi funerari, come testimoniano piccoli ritrovamenti archeologici. 
I reperti ritrovati nei siti archeologici dimostrano anche che le rocche antiche si suddividevano in tre categorie:

1) rocche a dito; di piccole dimensioni dotate di un anello dove veniva inserito un dito per impugnarle;
2) rocche da mano; più lunghe delle precedenti e tenute nella mano sinistra;
3) rocche da braccio; le più grandi per dimensioni e potevano essere tenute sia in mano sia sotto il braccio oppure infilate nella cintura delle vesti.

Questi strumenti per la maggiore erano costruiti di legno ma esempi più pregiati ritrovati dimostrano che erano anche costruiti, totalmente o in parte in ambra, osso e avorio.
Un tempo nella dote da sposa era sempre presente l'accoppiata di rocca e fuso, che spesso si presentavano come delle vere e proprie opere d'arte. Oggetti da corredo sapientemente decorati con intagli particolari dediti alla cultura e le tradizioni locali. Nella cultura agro - pastorale dell'Area Grecanica, esistevano anche le conocchie o rocche da viaggio, di un formato più ridotto e molto più leggere, che s'infilavano in tasca o si legavano alla cinta delle vesti per reggerle diritte, usate soprattutto dalle donne che pascolavano le greggi e che così potevano svolgere contemporaneamente due lavori recuperando del tempo lavorativo nelle faccende domestiche. La struttura della conocchia è costituita da un bastone di legno con una gabietta o altro ingrossamento posizionato in alto, dove si legava la matassa del filato. La conocchia o rocca qualora fosse  stata costruita in canna presentava la gabietta realizzata aprendo la stessa canna in sei - otto parti ad una estremità, inoltre, con l'allargamento e la chiusura di questa sezione si poteva ottenere una gabbietta di forma più affusolata a seconda delle esigenze e dei gusti. 



Oggi nella Calabria Greca si trovano conservate in abitazioni o nei musei etnografici molte conocchie o rocche, utilizzate un tempo per la filatura sono testimonianza e memoria tangibili di antichi saperi e maestranze artigiane ormai estinte o in via di estinzione. Alcune di queste conocchie di legno sono di particolare pregio, decorate sapientemente con intagli da maestranze artigianali, riproducono forme e motivi decorativi della tradizione agro - pastorale dell'Area Grecanica, dove persistono ancora elementi decorativi di stile neolitico e bizantino. 


Secondo i racconti di nonna Elisabetta, la conocchia conservava in se una funzione magica; l'uomo la donava alla donna che voleva sposare per un eventuale fidanzamento, quindi doveva essere scolpita dallo stesso pretendente. Se la donna amata accettava la conocchia decorata e portata in dono avveniva il fidanzamento, per cui si prestava particolare cura ed attenzione nella realizzazione dei decori e dei ricchi particolari  per fare una buona impressione alla vista dell'amata. A volte all'interno del fusto concavo della conocchia venivano inseriti dei sassolini, in modo tale che, mentre girava durate la filatura, il rumore ritmico tenesse sveglia la massaia già stanca dalle fatiche domestiche svolte durate le ore diurne. Le conocchie nella tradizione agro - pastorale della Calabria Greca erano costruite spesso dai pastori durante le ore di pascolo del gregge. Gli "artigiani - pastori" dedicavano un lungo tempo all'intaglio del legno, un lavoro certosino, durante il quale le conocchie di adornavano in particolare con incisioni di simboli e figure di fertilità e di buon auspicio. 

NOTE: 
(*) Le immagini sono di conocchie o rocche conservate al Museo Etnografico di Palmi (RC). 


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UN USO IMPROPRIO DEI DATI  E PUBBLICATI E' PERSEGUIBILE DALLA LEGGE 22 APRILE 1941, N. 633 (PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE E DI ALTRI DIRITTI CONNESSI AL SUO ESERCIZIO) E SUCCESSIVE MODIFICHE E INTEGRAZIONI.


13 settembre 2016

TERRITORIO SAPERI & SAPORI "ALLE PENDICI DEL CASTELLO RUFFO: Archeologia, Storia, Architettura, Arte, Musica, Profumi e Sapori della Vallata dell'Amendolea". MERCOLEDI 14 SETTEMBRE 2016 ALLE ORE 16 AD AMENDOLEA DI CONDOFURI (RC) PRESSO EX SCUOLA ELEMENTARE



TERRITORIO SAPERI & SAPORI

"ALLE PENDICI DEL CASTELLO RUFFO: 
ARCHEOLOGIA, STORIA,
 ARCHITETTURA, ARTE, 
MUSICA, PROFUMI E SAPORI 
DELLA VALLATA DELL'AMENDOLEA"
L'evento è stato organizzato per far conoscere e riscoprire, promuovere e valorizzare le risorse naturali e culturali del territorio condofurese, le metodologie d'indagini e le prospettive di ricerca per la Carta Archeologica del territorio di Condofuri con l'intervento conoscitivo di Archeopros snc. L'evento si concluderà con la "Tavola Rotonda" dal titolo: 
"Reti Istituzionali e Associative per la Tutela e la Valorizzazione delle Risorse Naturali e Culturali dell'Area Grecanica e 
della Città Metropolitana di Reggio Calabria" 
con la partecipazione di: Giuseppe Bombino, Presidente Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte;  Rossella Agostino, Direttore del Museo e Parco Archeologico Locri e Kaulon - Polo Museale della Calabria; Fabrizio Sudano, Funzionario Archeologo, Responsabile per il Territorio Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Citta'  Metropolitana di Reggio Calabria e la Provincia di Vibo Valentia; Santo Monorchio, Presidente Associazione dei Comuni dell’Area Grecanica; Giulia Naimo, Vicesindaco del Comune di Condofuri, Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione, Pari Opportunità, Politiche per la Famiglia, Servizi Sanitari, Igiene Pubblica; Salvatore Mafrici, Sindaco di Condofuri – Consigliere  Città  Metropolitana  di  Reggio  Calabria e Maria Maddalena Sica, Archeologa. Dopo le conclusioni e il dibattito tutti i presenti saranno salutati con una piccola degustazione di prodotti tipici del territorio. 





08 agosto 2016

ESPOSIZIONE FILI TRAME E INTRECCI AL Mercatino Estivo Condofurese - IV^ Edizione






FILI TRAME E INTRECCI, giorno 6 Agosto 2016 ha esposto i propri prodotti al "Mercatino Estivo Condofurese" presso via Mare a Condofuri Marina (RC), organizzato dal Comitato Civico Pro Condofuri. L'esposizione arricchita con pannelli descrittivi è stata soprattutto una buona occasione per far conoscere e riscoprire le antiche tecniche di lavorazioni artigianali tessili nell'Area Grecanica ed in particolare in quella Ellenofona. 

30 maggio 2016

COLLEZIONE AMENDOLEA


COLLEZIONE AMENDOLEA _ FILI TRAME E INTRECCI 


Gli accessori moda e gli oggetti d’arredo con un nuovo design, prodotti da FILI TRAME E INTRECCI  sono realizzati interamente a mano, dopo essere stati pensati e progettati, creando così un prodotto interamente made in Italy.  Le creazioni sono pensate e realizzate seguendo uno stile, prodotte manualmente e artigianalmente con invenzione, concetti e idee. 



La "COLLEZIONE AMENDOLEA" è costituita da accessori moda e oggetti d'arredo realizzati con tessuti al telaio ma anche lavorati con altre tecniche della tradizione tessile dell’arte dei pastori unite all'innovazione e al design. I prodotti realizzati con un nuovo design, sono eco sostenibili nel rispetto dell’ambiente, del lavoro artigianale e delle persone che lo praticano; e vogliono lanciare un concetto di conservazione, salvaguardia e valorizzazione dell’identità culturale di un popolo in un determinato luogo, tanto che in ogni prodotto realizzato è racchiusa una storia della tradizione e della cultura agro - pastorale, che ha determinato lo sviluppo del territorio dell’Aspromonte greco. 

CONTENITORI; oggetti d’arredo dai mille usi disegnati e realizzati interamente a mano; alcuni minimal sono oggetti unici, per l’accostamento dei colori, che richiamano quelli delle colline, dei dei giardini e dei borghi abbandonati della vallata dell’Amendolea; e per i motivi decorativi stilizzati che richiamano quelli degli oggetti della tradizione agro - pastorale della Calabria greca, dove il dente di lupo s’incastra con motivi floreali e geometrici. La forma di questi contenitori richiama quella dei contenitori utilizzati nella tradizione  agro - pastorale per conservare le derrate alimentari e per far asciugare i prodotti caseari.  

CONTENITORE MILLE USI AL PROFUMO DI BERGAMOTTO, realizzato interamente a mano con filato di ginestra, dalle tinte che richiamano i colori degli agrumi della valle dell'Amendolea e che stimolerà i sensi una volta aperto. Tolto il coperchio l'olfatto sarà colpito dalla fragranza dell'essenza di bergamotto emanata dalle bucce del frutto essiccate con il metodo tradizionale e naturale. L'originalità di questo contenitore non è determinata solo dai colori ma anche dalla forma particolare e stilizzata dello stesso e del suo coperchio; quest'ultimo lavorato ispirandosi alle forme di un kylikes capovolto senza manici.

CONTENITORE MILLE USI AL PROFUMO DI BERGAMOTTO
FILI TRAME E INTRECCI


CONTENITORE PORTA SEMI DI FIORI DI LAVANDA, realizzato interamente a mano con filato di ginestra, dalle tinte che richiamano i colori del paesaggio della valle dell'Amendolea e dai motivi decorativi stilizzati della tradizione della Calabria greca, stimolerà i sensi una volta aperto. Tolto il coperchio l'olfatto sarà colpito dalla fragranza emanata dai semi dei fiori di lavanda, coltivata con agricoltura biologica. 

CONTENITORE PORTA SEMI DI FIORI DI LAVANDA
FILI TRAME E INTRECCI

CONTENITORI PORTA SEMI, oggetti d’arredo dai mille usi, realizzati interamente a mano con filato di ginestra, dalle tinte che richiamano i colori del paesaggio della vallata dell'Amendolea, con forme semplici proprie di uno stile minimal. La loro forma racchiude nell'immaginario quella dei contenitori utilizzati nella tradizione agro - pastorale dell'Area Grecanica per conservare per far asciugare i prodotti caseari, e quindi oggetti con una peculiarità identitaria dove la tradizione si unisce all'innovazione creando un oggetto di design unico.  

CONTENITORI PORTA SEMI DAI MILLE USI
FILI TRAME E INTRECCI


PORTA ESSENZA DI BERGAMOTTO; il piccolo contenitore si modella per forma e dimensione adattandosi per ospitare una boccetta, che contiene l’oro verde di Calabria, l’essenza di Bergamotto. Dalla forma semplice e colori accesi vuole stimolare il ricordo dei contenitori utilizzati dai raccoglitori e raccoglitrici di Bergamotto dell’antico borgo nella valle dell’Amendolea, nel comune di Condofuri (RC). Realizzato con filato di ginestra lavorato con una delle tecniche dell’arte della tessitura e rifinito con un piccolo bottone di legno intagliato.


CONTENITORI PORTA BOCCETTA ESSENZA DI BERGAMOTTO
FILI TRAME E INTRECCI


BORSA  con  motivi floreali e geometrici che richiamano la tradizione agro - pastorale della Calabria greca. Un nuovo design con rivisitazioni e stilizzazioni la rendono un pezzo unico e contemporaneo. I pizzi dai disegni e forme geometriche accostate tra di loro compongono strutture figurative complesse, che vanno a decorare un’anima realizzata e cucita  con un tessuto dalle fibre naturali. 

BORSA AMENDOLEA _ FILI TRAME E INTRECCI

GIOIELLI: disegnati e realizzati interamente a mano; alcuni minimal risultano particolari per l’accostamento dei colori forti, caratteristici delle terre del mediterraneo e dei paesaggi della valle dell’Amendolea. Nella loro forma e composizione sono flessibili e possono essere utilizzati in vari modi; così le collane possono accorciarsi oppure diventare bracciali avvolgendole in più giri.

COLLANA AMENDULÌA; una collana etnica che può essere indossata con un abbigliamento etnico ma anche sportivo da chi ama i colori della terra; è realizzata con cordone di ginestra annodato e rifinita con una sferà di legno e petali di filato intrecciato grazie alla pratica delle antiche tecniche dell'arte della tessitura. 



COLLANA AMENDULÌA _ FILI TRAME E INTRECCI 

(*) PER INFO E CONTATTARE
FILI, TRAME INTRECCI
e - mail:  vtriolov@gmail.com
tel.:  3407396728




(*)
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28 maggio 2016

ESPOSIZIONE NELLA MOSTRA TESSILE in "Le Donne e la ginestra dal disagio all'emancipazione"



Si è svolta il 26 maggio 2016, al Liceo Preti- Frangipane di Reggio Calabria, una manifestazione culturale, organizzata dalla F.I.D.A.P.A. B.P.W. Italy Reggio Calabria Morgana, nell'ambito degli Stati Generali della Cultura della Provincia di Reggio Calabria. “La donna e la ginestra, dal disagio all'emancipazione, questo il titolo del convegno che ha aperto la manifestazione, presentata dall’avv. M.Rosaria Pensabene, conclusasi poi con l’inaugurazione di una mostra tessile curata magistralmente dalla Prof.ssa Minella Bellantonio. 





Il progetto s'inserisce nel tema nazionale 2015/2017 della FIDAPA “i talenti delle donne: una risorsa per lo sviluppo sociale, economico e politico del nostro Paese”; nato  da un’idea della Presidente della sez. Morgana, dott.ssa Emira Dal Moro e coordinato dalla Past President e responsabile della commissione progetti della F.I.D.A.P.A. sez. Morgana, prof.ssa Irene Tripodi. Il numeroso pubblico è stato accolto dal prof. Vincenzo Errigo, che ha fatto gli onori di casa in qualità di vicepreside del Liceo Preti-Frangipane, il quale ha anche portato i saluti del preside, avv. Albino Barresi, assente per concomitanti impegni. Presente anche l’Assessore alla Cultura e Legalità della Provincia di Reggio Calabria, il dott. Eduardo Lamberti-Castronuovo. A sottolineare lo stretto legame tra la lenta conquista della dignità lavorativa della donna calabrese e la ginestra, pianta selvatica, caratterizzata da una lenta e faticosa filiera di trasformazione, è stata la dott.ssa Emira dal Moro. Il convegno ha visto poi come relatore il prof. Francesco Arillotta, che con l’aiuto di diapositive, ha analizzato le sette fasi di lavorazione della ginestra, dalla raccolta alla filatura, evidenziando il grande e faticoso lavoro fatto a mano dalle donne. A seguire l’Arch. Giuseppina Modaffari, calabrese ellenofona, da sempre attenta ai temi connessi all’Area Grecanica ed alla salvaguardia e conservazione della cultura ellenofona, ha condiviso: ricordi legati alla storia della propria famiglia, dove ha visto in passato tessere la fibra ricavata dalla ginestra; che ha concluso con i versi di LuMè, sodalizio letterario formato da Lucia Pisana Albano e Carmelina Modaffari; e con i versi di Né zaccanu, né terra, né riparu”, che ha suscitato grandi emozioni nel ricordo delle sofferenze di un popolo costretto dalle catastrofi naturali a migrare dalla sua terra natiaLa manifestazione si è conclusa con l’inaugurazione della mostra tessile con l’esposizione degli arnesi destinati alla lavorazione della ginestra ed i preziosi manufatti degli espositori che hanno aderito. 




Alla Mostra Tessile in
  "La donna e la ginestra, dal disagio all'emancipazione" 
noi con FILI, TRAME E INTRECCI abbiamo partecipato con l'esposizione dei nuovi prodotti i contenitori e i gioielli realizzati con filato di ginestra della "Collezione Amendolea" con tre poster espositivi e dimostrativi. 




Il primo poster illustrativo e descrittivo dedicato alla produzione di filato di ginestra attraverso il racconto delle nonne; il secondo dedicato alla tessitura al telaio nell'Area Grecanica; ed in fine il terzo esplicativo e conoscitivo dedicato al lavoro di FILI TRAME E INTRECCI, alla propria produzione di prodotti fatti interamente a mano, prodotti tradizionali ma anche innovativi, dove la tradizione si unisce alla ricerca per restituire oggetti design.





LOCANDINA DELL'EVENTO 


26 maggio 2016

SENZA LA TUTELA NON ESISTE RICERCA E INNOVAZIONE

TRADIZIONE_ INNOVAZIONE_ DESIGN


Oggi in genere la lavorazione delle fibre naturali è in forte crescita sia a livello Italiano sia comunitario, grazie alle loro caratteristiche strutturali; infatti, queste sono sempre più utilizzate come elemento in materiali compositi al posto di materiali o sostanze sintetiche. Da qualche anno c’è una ripresa delle fibre quali: lino, canapa e ginestra; e proprio su quest’ultima sono state condotte diverse esperienze sulla sua idoneità per la produzione di pasta cellulosa, con risultati lusinghieri, per le buone caratteristiche qualitative e meccaniche della fibra. Le fibre, ricavate dai suoi rametti verdi, le vermene, mostrano incredibili capacità di resistenza e flessibilità. Tali proprietà derivano dalla stessa struttura della pianta della ginestra, un vero e proprio materiale composito naturale, perché la sua microfibra è inclusa in resistenti impasti di cellulosa ed emicellulosa, unito da leganti come la lignina. Dalla lavorazione della pianta di ginestra si ottengono importanti sottoprodotti con parti legnose o cellulosiche, che possono essere utilizzate nell'industria pannellistica, ma anche per essenze odorose per i profumi; per il colore giallo naturale, estraibile dai fiori, è utilizzabile in tante applicazioni, tra cui per tinture per capelli e per la sparteina in farmacia. I filati e i tessuti di ginestra oggi sfilano anche in passerella e utilizzati anche per la produzione di oggetti d’arredo. 



Amendolea, Condofuri (RC)

“Senza la Tutela non esiste Ricerca e Innovazione”


FILI, TRAME E INTRECCI. 
La conservazione di un’identità culturale nell'area grecanica; è prima di tutto un’esperienza di conservazione, tutela e valorizzazione delle tradizioni di famiglia, partendo alla riscoperta delle proprie radici percorrendo sentieri antichi e camminando lungo il letto della fiumara dell’Amendolea, in un viaggio nella vallata omonima, e in particolare nel territorio comunale di Condofuri (RC), grazie alla guida eccellente dell'amico Nino Guarnaccia del Gruppo Archeologico "Valle dell'Amendolea"Il legame con questi luoghi e le architetture storiche dei borghi abbandonati, contenitori di ricordi, contamina in modo evidente la produzione di prodotti artigianali creati. Le creazioni prodotte racchiudono un’identità culturale quella dell’arte della tessitura nella cosiddetta arte dei pastori che oggi è ampiamente rivalutata nell’Area Grecanica nella provincia di Reggio Calabria. Dalla tutela delle tradizioni di famiglia nel campo tessile, è maturata l'idea di contaminare le nuove creazioni prodotte; nascono così accessori moda e oggetti d’arredo dove la tradizione si fonde con il design, continuando anche la produzione artigianale tradizionale. Gli accessori moda e gli oggetti d’arredo con un nuovo design sono realizzati interamente a mano, dopo essere stati pensati e progettati, creando così un prodotto interamente made in Italy.  

TRADIZIONE _ INNOVAZIONE _ DESIGN

Le creazioni sono pensate e realizzate seguendo uno stile, prodotte manualmente e artigianalmente con invenzione, concetti e idee. La "Collezione Amendolea" con filato di ginestra racchiude  prodotti realizzati con tessuti tessuti con un piccolo telaio orizzontale ad appoggio ma anche lavorati con altre tecniche, della tradizione tessile dell’arte dei pastori, unite all'innovazione e al design.

COLLEZIONE AMENDOLEA
CONTENITORI

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07 aprile 2016

PIZZO CHIACCHIERINO NELLA TRADIZIONE GRECANICA

Fig. 1 _ Particolare lavorazione Pizzo Chiacchierino

Il Pizzo Chiacchierino, anche se spesso è riconosciuto come pizzo Vittoriano, ha antiche origini in oriente, dove questa tecnica del pizzo a navetta risale addirittura al tempo dei Faraoni in Egitto, com'è dimostrato dal ritrovamento in alcune tombe, di teli, alle cui estremità erano fissate frange a chiacchierino. Questa tecnica poi fu portata attraverso gli scambi commerciali in tutto il Mediterraneo e poi da qui in tutto il mondo. 
Nel tempo si è perso il suo nome originario, in oriente era chiamato “Makouk”, perché tale si chiamava la spoletta; in Italia invece il suo nome era “Occhi”, per via della forma dei suoi anelli con i picot. Secondo il Paese dove era praticato, assunse diversi nomi ma quello odierno, di “Pizzo Chiacchierino”, proviene probabilmente dal nome con cui lo identificarono gli inglesi con il termine “Tatting”, che significa il parlare fitto quasi sotto voce, forse determinato dal fatto che le merlettaie durante la lavorazione contano i nodi praticati; e spesso lo fanno sotto voce invece che nella mente. Nell’Area Grecanica la lavorazione di questo pizzo arrivò nel Medioevo, soddisfava le esigenze di una committenza aristocratica e clericale, nella decorazione di capi vestiari pregiati ma anche di biancheria da corredo. Nel Medioevo il pizzo era confezionato con filati d’oro e d’argento impreziositi da pietre preziose, in questo caso erano eseguiti manufatti per ricoprire calici e adornare altari, con il trascorrere del tempo e delle mode del momento si utilizzarono filati di seta, poi sostituiti con filati di lino, e di cotone dopo la seconda metà del Novecento. La tradizione artigianale del "Pizzo a Chiacchierino" è praticata da merlettaie con maestria, che il più delle volte hanno ereditato il sapere artigiano da una parente o da un'amica, le loro mani mentre annodano i fili raccolte nelle spolette compiono un movimento molto rapito secondo un ritmo battuto dalla conta dei nodi, un lavoro di mano ma anche di testa e d'anima come se si stesse suonando uno strumento musicale. Per creare il Pizzo Chiacchierino non basta la navetta o spoletta, serve un uncinetto a punta fine e pregiati filati ritorti, che possono essere di seta o di cotone ritorto. La lavorazione è piuttosto difficile e serve molta concentrazione nell'annodare il filo, contare i nodi, chiudere gli occhielli e formare i picot. Tutto si basa sul nodo, elemento centrale della tecnica di lavorazione. Il nodo perfetto si forma quando il filo tenuto alla giusta tensione nella mano sinistra, è avvolto attorno a quello della navetta sino a formare un cappio al cui interno il filo della navetta deve scorrere senza ingarbugliarsi. 
Sembra facile realizzare un manufatto a Pizzo Chiacchierino, in realtà non lo è, solo mani abilissime e snodate, custodi di un'antica tradizione artigianale riescono a muoversi con la rapidità e la precisione necessarie alla realizzazione di manufatti di eccellenza e qualità.

Fig. 2 Rosetta a Pizzo Chiacchierino



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06 aprile 2016

IL PIZZO RINASCIMENTO NELLA TRADIZIONE GRECANICA

Fig. 1 _ Particolare biancheria d'arredo con Pizzo Rinascimento 
anno di realizzazione 2006, anno di scatto  foto 2015
produzione artigianale  Zindato Antonia 

Il Pizzo Rinascimento trae il suo nome dal periodo storico in cui ebbe la massima diffusione in Italia. Utilizzato, questo pizzo, prevalentemente per la decorazione di biancheria da tavola e da letto, veniva anche impiegato per realizzare manufatti come: biancheria d’arredo o applicazioni per la decorazione di polsini e colli degli abiti da uomo. Negli abiti da donna si decoravano, oltre colli e polsini degli abiti, anche bustini e biancheria personale fino a capi interi e più pregiati, quali: abiti nuziali.
Nella tradizione greco - calabra, antichi manufatti, ben conservati nel tempo, dimostrano come questo pizzo era realizzato anche per decorare tovaglie d’altare, d’altarini e paramenti sacri in genere compresi gli abiti talari. Il Pizzo Rinascimento considerato di raffinata eleganza, in genere, decorava capi pregiati destinati a committenze aristocratiche e clericali, avendo gran successo in un tempo in cui la moda imponeva un uso esagerato di trine e merletti. Nell’Area Grecanica la lavorazione di questo pizzo comparve nel XV - XVI secolo, quando si ebbe una certa crescita e un incremento di allevamenti di bachi da sera e la produzione di sete pregiate. In questo periodo storico le preziose stoffe di seta prodotte in Calabria venivano esportate per impreziosire l'abbigliamento e l'arredo delle corti italiane ma anche europee. L'industria serica calabrese era così avanzata e rinomata che in Calabria arrivavano anche mercanti fiorentini, come attesta la documentazione storica. L'arrivo di mercanti fiorentini per l'acquisto di pregiata seta fu anche un momento di interscambio culturale, come attesta proprio la diffusione in Calabria dell'utilizzo del Pizzo Rinascimento e successivamente la sua produzione che si è conservata fino ai nostri giorni.
Il Pizzo Rinascimento in origine era confezionato con filati di seta, il pizzo confezionato risultava prezioso e pregiato ma molto delicato tanto che se non ben trattato nei lavaggi e nella conservazione nel tempo si logorava facilmente. In seguito il filato di seta per la realizzazione del pizzo fu sostituito con filato di lino ed in fine di cotone dopo la seconda metà del Novecento. La spighetta impiegata come trina, prima realizzata con filato di seta e poi con quello di lino e di cotone, si presentava di colore bianco o greggio, poteva essere liscia oppure a forma di mandorle, disposta nella lavorazione a formare, seguendo degli schemi in precedenza disegnati. Gli schemi per la realizzazione del pizzo si tramandavano e si tramandano da merlettaia a merlettaia ma la sapienza, l'ingegno e la creatività di alcune determinavano la creazione di nuovi ed elaborati schemi di pizzo che poi andava e va a decorare abbigliamento, corredi e arredi. Gli schemi e disegni del Pizzo Rinascimento erano e sono caratterizzati da figure floreali, geometriche stilizzate oppure quelle religiose, se il pizzo è destinato per la decorazione di corredi clericali. Il Pizzo Rinascimento prodotto nella Calabria Greca riproduce disegni e motivi decorativi comuni che si ritrovano in altri territori italiani ma anche motivi decorativi tipici della tradizione greco - calabra.
Importante nella realizzazione del Pizzo Rinascimento sono:

- la lavorazione della spighetta o trina, questa è prodotta a mano con i fuselli o con l'uncinetto a seconda del tipo di lavorazione e schema di disegno che si sceglie;
- l'imbastitura della trina o spighetta, seguendo uno schema ideato e disegnato preventivamente.

Dopo queste due prime fasi di lavorazione, che determinano la qualità manifatturiera del pizzo che si realizza, la successiva fase è la rifinitura ad ago, la merlettaia accostando punto su punto con una grande varietà di tecniche crea da semplici a laboriosi motivi decorativi che possono essere anche impreziositi con fili d'oro e d'argento o pietre dure e preziose.
Nella Calabria Greca il Pizzo Rinascimento si è conservato nel tempo con una diffusione esclusiva in ambienti raffinati colti e abbienti ed è arrivato ai nostri giorni grazie a merlettaie che lo hanno tramandato per generazioni conservando antiche tradizioni di famiglia nel territorio.
Oggi la produzione artigiana e manifatturiera del Pizzo Rinascimento è rara per tempi di lavorazione e costi, la presenza di poche merlettaie, che praticano quest'antica arte artigiana, l'inesistenza di scuole artigiane e la quasi inesistenza di manuali con schemi e disegni per la realizzazione.


Fig. 2 _ Particolare di un motivo decorativo a Pizzo Rinascimento
anno di realizzazione 2014, anno di scatto foto 2015
schema del motivo decorativo del pizzo e produzione artigianale 
Vincenza Triolo e Zindato Antonia 




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12 marzo 2016

RIVISTA CESAR ARTICOLO: La tessitura e i filati in Calabria e nell'Area Grecanica

La Rivista - Online "CESAR", è una rivista editata a Gioia Tauro (RC), che si occupa di: CULTURA - EVOLUZIONE - ARCHEOLOGIA E STORIA - ARTE - RICERCA con particolar riguardo a temi che trattano della Calabria con le sue ricchezze culturali. 
Il numero 14 - 2016 uscito il 12 marzo 2016 è un numero con interessanti articoli di un gruppo di studiosi e ricercatori amici. 
Troverete l'articolo alle pp. 10 - 15 della rivista, dal titolo: 

LA TESSITURA E I FILATI IN CALABRIA E NELL'AREA GRECANICA
AUTORE: Triolo Vincenza 

La rivista è interamente disponibile per essere visualizzata e letta al seguente link riportato sotto: 



RIVISTA ONLINE "CESAR" N. 14 - 2016