07 aprile 2016

PIZZO CHIACCHIERINO NELLA TRADIZIONE GRECANICA

Fig. 1 _ Particolare lavorazione Pizzo Chiacchierino

Il Pizzo Chiacchierino, anche se spesso è riconosciuto come pizzo Vittoriano, ha antiche origini in oriente, dove questa tecnica del pizzo a navetta risale addirittura al tempo dei Faraoni in Egitto, com'è dimostrato dal ritrovamento in alcune tombe, di teli, alle cui estremità erano fissate frange a chiacchierino. Questa tecnica poi fu portata attraverso gli scambi commerciali in tutto il Mediterraneo e poi da qui in tutto il mondo. 
Nel tempo si è perso il suo nome originario, in oriente era chiamato “Makouk”, perché tale si chiamava la spoletta; in Italia invece il suo nome era “Occhi”, per via della forma dei suoi anelli con i picot. Secondo il Paese dove era praticato, assunse diversi nomi ma quello odierno, di “Pizzo Chiacchierino”, proviene probabilmente dal nome con cui lo identificarono gli inglesi con il termine “Tatting”, che significa il parlare fitto quasi sotto voce, forse determinato dal fatto che le merlettaie durante la lavorazione contano i nodi praticati; e spesso lo fanno sotto voce invece che nella mente. Nell’Area Grecanica la lavorazione di questo pizzo arrivò nel Medioevo, soddisfava le esigenze di una committenza aristocratica e clericale, nella decorazione di capi vestiari pregiati ma anche di biancheria da corredo. Nel Medioevo il pizzo era confezionato con filati d’oro e d’argento impreziositi da pietre preziose, in questo caso erano eseguiti manufatti per ricoprire calici e adornare altari, con il trascorrere del tempo e delle mode del momento si utilizzarono filati di seta, poi sostituiti con filati di lino, e di cotone dopo la seconda metà del Novecento. La tradizione artigianale del "Pizzo a Chiacchierino" è praticata da merlettaie con maestria, che il più delle volte hanno ereditato il sapere artigiano da una parente o da un'amica, le loro mani mentre annodano i fili raccolte nelle spolette compiono un movimento molto rapito secondo un ritmo battuto dalla conta dei nodi, un lavoro di mano ma anche di testa e d'anima come se si stesse suonando uno strumento musicale. Per creare il Pizzo Chiacchierino non basta la navetta o spoletta, serve un uncinetto a punta fine e pregiati filati ritorti, che possono essere di seta o di cotone ritorto. La lavorazione è piuttosto difficile e serve molta concentrazione nell'annodare il filo, contare i nodi, chiudere gli occhielli e formare i picot. Tutto si basa sul nodo, elemento centrale della tecnica di lavorazione. Il nodo perfetto si forma quando il filo tenuto alla giusta tensione nella mano sinistra, è avvolto attorno a quello della navetta sino a formare un cappio al cui interno il filo della navetta deve scorrere senza ingarbugliarsi. 
Sembra facile realizzare un manufatto a Pizzo Chiacchierino, in realtà non lo è, solo mani abilissime e snodate, custodi di un'antica tradizione artigianale riescono a muoversi con la rapidità e la precisione necessarie alla realizzazione di manufatti di eccellenza e qualità.

Fig. 2 Rosetta a Pizzo Chiacchierino



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UN USO IMPROPRIO DEI DATI  E PUBBLICATI E' PERSEGUIBILE DALLA LEGGE 22 APRILE 1941, N. 633 (PROTEZIONE DEL DIRITTO D’AUTORE E DI ALTRI DIRITTI CONNESSI AL SUO ESERCIZIO) E SUCCESSIVE MODIFICHE E INTEGRAZIONI.

06 aprile 2016

IL PIZZO RINASCIMENTO NELLA TRADIZIONE GRECANICA

Fig. 1 _ Particolare biancheria d'arredo con Pizzo Rinascimento 
anno di realizzazione 2006, anno di scatto  foto 2015
produzione artigianale  Zindato Antonia 

Il Pizzo Rinascimento trae il suo nome dal periodo storico in cui ebbe la massima diffusione in Italia. Utilizzato, questo pizzo, prevalentemente per la decorazione di biancheria da tavola e da letto, veniva anche impiegato per realizzare manufatti come: biancheria d’arredo o applicazioni per la decorazione di polsini e colli degli abiti da uomo. Negli abiti da donna si decoravano, oltre colli e polsini degli abiti, anche bustini e biancheria personale fino a capi interi e più pregiati, quali: abiti nuziali.
Nella tradizione greco - calabra, antichi manufatti, ben conservati nel tempo, dimostrano come questo pizzo era realizzato anche per decorare tovaglie d’altare, d’altarini e paramenti sacri in genere compresi gli abiti talari. Il Pizzo Rinascimento considerato di raffinata eleganza, in genere, decorava capi pregiati destinati a committenze aristocratiche e clericali, avendo gran successo in un tempo in cui la moda imponeva un uso esagerato di trine e merletti. Nell’Area Grecanica la lavorazione di questo pizzo comparve nel XV - XVI secolo, quando si ebbe una certa crescita e un incremento di allevamenti di bachi da sera e la produzione di sete pregiate. In questo periodo storico le preziose stoffe di seta prodotte in Calabria venivano esportate per impreziosire l'abbigliamento e l'arredo delle corti italiane ma anche europee. L'industria serica calabrese era così avanzata e rinomata che in Calabria arrivavano anche mercanti fiorentini, come attesta la documentazione storica. L'arrivo di mercanti fiorentini per l'acquisto di pregiata seta fu anche un momento di interscambio culturale, come attesta proprio la diffusione in Calabria dell'utilizzo del Pizzo Rinascimento e successivamente la sua produzione che si è conservata fino ai nostri giorni.
Il Pizzo Rinascimento in origine era confezionato con filati di seta, il pizzo confezionato risultava prezioso e pregiato ma molto delicato tanto che se non ben trattato nei lavaggi e nella conservazione nel tempo si logorava facilmente. In seguito il filato di seta per la realizzazione del pizzo fu sostituito con filato di lino ed in fine di cotone dopo la seconda metà del Novecento. La spighetta impiegata come trina, prima realizzata con filato di seta e poi con quello di lino e di cotone, si presentava di colore bianco o greggio, poteva essere liscia oppure a forma di mandorle, disposta nella lavorazione a formare, seguendo degli schemi in precedenza disegnati. Gli schemi per la realizzazione del pizzo si tramandavano e si tramandano da merlettaia a merlettaia ma la sapienza, l'ingegno e la creatività di alcune determinavano la creazione di nuovi ed elaborati schemi di pizzo che poi andava e va a decorare abbigliamento, corredi e arredi. Gli schemi e disegni del Pizzo Rinascimento erano e sono caratterizzati da figure floreali, geometriche stilizzate oppure quelle religiose, se il pizzo è destinato per la decorazione di corredi clericali. Il Pizzo Rinascimento prodotto nella Calabria Greca riproduce disegni e motivi decorativi comuni che si ritrovano in altri territori italiani ma anche motivi decorativi tipici della tradizione greco - calabra.
Importante nella realizzazione del Pizzo Rinascimento sono:

- la lavorazione della spighetta o trina, questa è prodotta a mano con i fuselli o con l'uncinetto a seconda del tipo di lavorazione e schema di disegno che si sceglie;
- l'imbastitura della trina o spighetta, seguendo uno schema ideato e disegnato preventivamente.

Dopo queste due prime fasi di lavorazione, che determinano la qualità manifatturiera del pizzo che si realizza, la successiva fase è la rifinitura ad ago, la merlettaia accostando punto su punto con una grande varietà di tecniche crea da semplici a laboriosi motivi decorativi che possono essere anche impreziositi con fili d'oro e d'argento o pietre dure e preziose.
Nella Calabria Greca il Pizzo Rinascimento si è conservato nel tempo con una diffusione esclusiva in ambienti raffinati colti e abbienti ed è arrivato ai nostri giorni grazie a merlettaie che lo hanno tramandato per generazioni conservando antiche tradizioni di famiglia nel territorio.
Oggi la produzione artigiana e manifatturiera del Pizzo Rinascimento è rara per tempi di lavorazione e costi, la presenza di poche merlettaie, che praticano quest'antica arte artigiana, l'inesistenza di scuole artigiane e la quasi inesistenza di manuali con schemi e disegni per la realizzazione.


Fig. 2 _ Particolare di un motivo decorativo a Pizzo Rinascimento
anno di realizzazione 2014, anno di scatto foto 2015
schema del motivo decorativo del pizzo e produzione artigianale 
Vincenza Triolo e Zindato Antonia 




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